Chiara Orsi

 
Chiara Orsi


Chiara, quando e dove ti sei laureata?

A Roma, il 13 maggio del 2003.

Dove lavori?

All’Istituto Superiore di Sanità.

Che mansioni svolgi?

Collaboro con un gruppo di ricerca che si occupa di epidemiologia delle malattie cardiovascolari. In particolare faccio parte (insieme ad un'altra persona) della redazione del sito web, seguo alcuni progetti (coordino la comunicazione con gli enti che collaborano con noi e con i medici che partecipano) e in piccola parte faccio analisi (statistiche) di dati.

Il posto in cui lavori necessita del profilo del matematico?

Non in maniera specifica. Necessita di persone con un background scientifico. In particolare medici, biologi e statistici, ma anche matematici o fisici. E poi, come in molti ambienti di lavoro, il tipo di laurea non è in realtà così importante: la formazione si fa soprattutto sul campo.

In cosa ti è servito l'aver studiato matematica?

La cosa che mi è servita di più è il metodo acquisito. E le conoscenze matematiche di base. Diciamo che il background matematico mi consente di capire con una certà facilità alcuni concetti che mi servono per una parte del mio lavoro (l'analisi dei dati e la lettura di articoli epidemiologici che mi serve per fare la redazione del sito e scrivere i testi). L'altra parte del mio lavoro (quella di coordinamento di progetti) non c'entra nulla con la matematica! Ma non c'entra molto con nessuna laurea: l'importante è aver acquisito capacità di organizzare il lavoro.

Che percorso ti ha portato a fare questo lavoro?

Finita matematica, ho deciso che volevo cercare di allontanarmene un po'. Il motivo principale è che, pur continuando a piacermi, ero molto stanca di avere a che fare sempre con cose molto astratte e di non avere nessun contatto con cose reali, concrete. La cosa buffa è che sono stata io a scegliere un indirizzo molto astratto (in particolare algebra) perché all'inizio quelle erano le cose che mi attiravano di più e che mi piacevano. Ma poi crescendo si cambia e cambiano le prospettive e le esigenze. E io ho sentito la necessità di qualcosa di più concreto (con tutto il rispetto per i matematici "puri", che fanno un gran lavoro, sicuramente molto utile per tutta la ricerca scientifica. Ma non è per me...).
Per cercare di allontanarmi dalla matematica, dopo la laurea ho fatto un master in comunicazione scientifica, con l'idea che un lavoro in questo campo mi avrebbe permesso di avere un contatto con l'attualità e perché credevo (e ne sono convinta tuttora) che in Italia ci sia bisogno di diffondere e valorizzare la cultura scientifica. Mi sembrava (e lo penso ancora) un lavoro con un bell'obiettivo. Concluso il master, sono finita a lavorare in Istituto un po' per caso: all'inizio il mio compito era solo quello di occuparmi della comunicazione e del sito.
Poi, come succede quando si lavora in gruppo, ho iniziato a fare un po' quello che c'era da fare. Una volta entrata in Istituto, mi sono appassionata alla ricerca epidemiologica. L'idea di fare ricerca mi è sempre piaciuta, ma se avessi fatto ricerca nelle cose che avevo studiato, queste mi avrebbero portato a vivere in un mondo sempre più lontano dalla realtà.
Invece la ricerca epiemiologica è stata una scoperta molto bella, perché è un ambito di studi in cui è necessario utilizzare molto la testa, in cui uno degli strumenti fondamentali è la statistica (che non è poi così lontana dalla matematica) e in cui si ha un forte contatto con la realtà.

Quale era il tuo obiettivo prima di laurearti?

Nessuno in particolare. Ho scelto matematica perché mi piaceva, senza pensare troppo al  futuro. Anche se l'idea di fare ricerca mi ha sempre stuzzicato...

L'hai raggiunto?

Boh... non so neanche io quale fosse! Però sono soddisfatta di alcune cose: lavorare in un ambiente di ricerca, anche se io non faccio molta ricerca in senso stretto e lavorare in un Istituto pubblico (per motivi "etici" mi piace molto di più l'idea di lavorare in un istituto pubblico piuttosto che in una società di consulenza, una società di assicurazioni, una banca ...).

Sei soddisfatta del lavoro che svolgi?

Sì, abbastanza. Sono molto soddisfatta del campo in cui lavoro che, come ho detto, ho scoperto un po' per caso... Mi piacerebbe fare più ricerca in senso stretto. Ma un passo alla volta, già mi ritengo molto fortunata ad aver trovato un campo che mi appassiona (oltre a un lavoro che mi permette di mantenermi, fatto che in questo periodo non è da poco!).

Il tuo è un lavoro che ti dà sicurezza economica?

No. Però credo di essere messa meglio di tanta altra gente! Al momento non ho tanto bisogno di soldi (non ho una famiglia da mantenere e ho una casa), quindi da due anni e mezzo riesco tranquillamente a mantenermi con questo lavoro (nonostante i "buchi" di contratto imprevisti). Ora, dopo ben due anni e mezzo, mi hanno finalmente fatto un contratto in Istituto (co.co.co. di un anno) che dovrebbe essere rinnovato in maniera abbastanza automatica. Non si può   chiamare sicurezza, però non è una situazione drammatica. E lo stipendio è piuttosto buono rispetto alla media dei miei amici!

Se tornassi indietro studieresti comunque matematica?

Questa domanda non ha senso!!! Se non avessi fatto matematica probabilmente non sarei qui ora a fare questo lavoro: ci sono arrivata con un percorso un po' tortuoso e con l'idea di allontanarmi dalla matematica, ma tutto è partito proprio dal fatto che ho studiato matematica! Comunque, lasciando da parte le mie dissertazioni filosofiche, la cosa più logica sarebbe stata fare statistica con un qualche indirizzo sanitario. Ma se me lo avessero detto a 18 anni avrei detto “che schifo!”