L’Italia degli scienziati

 

 

 

Angelo Guerraggio, Pietro Nastasi

 

L’Italia degli scienziati.

150 anni di storia nazionale

 

Bruno Mondadori, Milano 2010

pp. 336, euro 22.00

 

 

Siamo convinti che le riflessioni sullo sviluppo scientifico – quello che si è concretizzato e quello che mancato, quello che poteva essere e non è stato – siano una chiave preziosa per comprendere molte situazioni in cui la nostra società si è trovata immersa, così come i problemi gravi e urgenti che la affliggono.

Così scrivono i due autori per presentare il loro volume e non ci poteva essere invito più intrigante alla lettura per chi crede che sia stata una vera tragedia – per tutti noi, anche oggi – l’aver perso, nei primi decenni dopo l’Unità, la possibilità di costruire una classe dirigente del paese Italia che fosse anche scientificamente consapevole. Ma è un bell’invito anche per chi, senza preoccuparsi di difendere una delle due culture contro l’altra, è convinto dell’importanza che buone interazioni del mondo scientifico con la società civile rivestono nella costruzione/gestione di un Paese.

Nei 150 anni di storia dell’Italia unita la scienza, se è esistita, è stata presente in un modo che possiamo ritenere significativo? Gli scienziati hanno – come comunità ma anche come individualità – giocato qualche ruolo nella società civile oppure se ne sono stati chiusi nei loro studi?

Che tipo di relazioni la classe politica ha via via stabilito con gli scienziati? Che tipo di interazioni ha proposto/realizzato il mondo industriale con il mondo scientifico? Si può individuare un momento a partire dal quale ha avuto inizio lo scollamento

scienza/società che oggi sembra evidente? Queste sono alcune domande che sembrano star sotto a questo libro.

Le risposte riguardano soprattutto la matematica: ritroviamo Cremona e Brioschi, Guccia e Volterra e Levi Civita accanto ai contributi alle tavole di tiro nella prima guerra mondiale, alla diatriba “matematica pura-matematica applicata” che esplode sotto le pressioni del governo fascista o all’adesione dell’Unione Matematica alle leggi razziali. Forse a molti lettori sembrerà più interessante il fatto che per raccontare l’evoluzione della scienza italiana si sia usato anche il punto di vista dell’evoluzione del mondo industriale, dall’Olivetti alla Montecatini, passando attraverso i tentativi di costruire centri nazionali di studi, come il CNR o l’Istituto Superiore di sanità. Il libro si propone come uno strumento accessibile ai molti che cercano di capire come sia stata costruita la situazione in cui viviamo, compresi i nostri studenti che qualche volta ci chiedono con curiosità delle loro e nostre radici.

 

sds