Un libro che racconta quanto fosse arduo insegnare nel secolo scorso, almeno fino agli anni ’50, nelle scuole di montagna, intanto che la Montessori elaborava le sue importanti teorie.

 

      

      

 

 

 

Benito Mazzi

Sotto la neve fuori dal mondo
C’era una volta la scuola di montagna

Priuli & Verlucca Editori, 2007

 

Ma ve la ricordate la vostra maestra?

Questo libro, così coinvolgente, ci racconta un mondo lontano, quello delle prime scuole di montagna, delle prime "normali" che sorsero a fine '800 nelle Alpi e negli Appennini, in località che spesso non avevano nemmeno la strada carrozzabile, con un tasso di analfabetismo che rasentava a volte il 100%.

Lassù tra i bricchi, alcuni giovani ma battaglieri maestri e maestre, spesso al loro primo incarico, si impegnavano a trasmettere il sapere - almeno leggere, scrivere e far di conto - a bimbi sovente denutriti, sporchi e obbligati comunque al lavoro minorile per contribuire alla sopravvivenza delle loro famiglie.

A volte, nevicate terribili chiudevano strade - ma forse è dire sentieri - e quindi isolavano paesini per giorni e settimane intere, ma la volontà di questi maestri era più forte delle difficoltà: a piedi, in bicicletta, con gli scarsi mezzi allora a disposizione arrivavano sempre alla loro scuola, anche coloro che non abitavano lì vicino, in stanze affittate magari sopra una stalla per avere un minimo di caldo nei duri periodi invernali, nonostante la puzza che tanto infastidiva i poveri "cittadini".

I mezzi a disposizione per fare bene il proprio lavoro erano quello che erano: pluriclassi terribilmente popolate o altre quasi vuote, nelle località più sperdute, scarsi fondi comunali o magari qualche contributo da privati cittadini, spinti dal ricordo di un congiunto o di un amico caduto in guerra, o dall’amore per la propria terra, qualche cartina appesa al muro, il riscaldamento assicurato da stufe alimentate da ciocchi di legna portati addirittura dai bimbi stessi.

In queste condizioni, la determinazione ad insegnare al meglio ai propri allievi cozzava anche con i tempi dei lavori in montagna, le semine, i raccolti, la transumanza, tutto quello che portava da mangiare alla famiglia mentre la scuola era una perdita di tempo. D’altro canto, per le maestre, la scuola di montagna era anche un modo per affermarsi ed uscire dal ristretto ambito familiare che generalmente non vedeva di buon occhio il lavoro femminile e maestre e maestri erano le prime persone "di fuori", oltre al prete, che raggiungevano questa gente di montagna e che quindi, a poco a poco, diventavano riferimenti autorevoli.

Le pagine di questo libro, calde di affetti, di passione e dedizione, ci riportano a dimensioni dimenticate del vivere quotidiano, a tempi in cui il rispetto delle istituzioni, degli anziani, dei sacri principi era regola irrinunciabile per l’intera comunità e la maestra una guida, un simbolo, un ricordo da conservare caro. Vi regaliamo questa testimonianza, che lo conclude:
«Chi insegna non solo trasmette il suo sapere, ma anche profonde nell’atto parte di se stesso, parte della propria vita, della propria anima. Passeranno gli anni, le vicende muteranno, nomi e volti sfumeranno, ma insegnante e allievi saranno per sempre, anche se inconsapevolmente, l’uno nella vita dell’altro».

Lucia Ghezzi e Silvia Ronzani