LOGICA E PARADOSSI (I)
Questa pipa non è una pipa: all’assalto dei principi della logica

 

Perché questo quadro di René Magritte – quadro che acquista senso in virtù del breve testo che vi compare, e quindi acquisisce lo status di narrazione (anche) attraverso parole – ha il potere di inquietarci? L’effetto destabilizzante del dipinto scaturisce probabilmente dal fatto che esso mette in crisi, o almeno tra parentesi, il primo e più indiscusso dei principi fondamentali della logica, il principio di identità: "Io sono io, la casa è la casa, la felicità è la felicità".

Qualcuno (il pittore del quadro? Il pittore del quadro rappresentato nel quadro? Entrambi?) ci avvisa che invece la pipa (quella sospesa in aria? Quella riprodotta nel dipinto sul cavalletto? Entrambe?) non è una pipa.

Anche il secondo principio non se la passa bene:

Io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai…

Fabrizio De André – dalla canzone "Amore che vieni, amore che vai"

Vorrei e non vorrei, mi trema un poco il cor…

Lorenzo Da Ponte – dal libretto dell'opera "Don Giovanni" di W. A. Mozart

Mi dispiace di morire ma son contento.

Son contento di morire ma mi dispiace.

Ettore Petrolini – dalla canzone "Ho detto al sole"

Si può, contemporaneamente e definitivamente, amare e non amare qualcuno? Si può desiderare e al tempo stesso non desiderare qualcosa, sia pure con l’attenuante di un cuore in preda al tremore? Si può essere insieme contenti e dispiaciuti, per di più davanti all’idea della propria morte?

Il cantautore-poeta genovese, l'arguto librettista di Mozart, l'autore-attore romano dalla vena umoristica surreale ("mia madre studiava economia, aveva il senso del calcolo sviluppato fino alla genialità; figuratevi, io mi chiamo Gastone, lei mi chiamava Tone, Tone, per risparmiare il Gas") evidentemente ritengono di sì. D'altra parte le loro sono "parole in musica"; e la musica, si sa, permette alle parole che l'accompagnano una libertà quasi illimitata.

Ma non sono solo le "parole in musica" a suggerire la legittimità della sconcertante coesistenza di affermazioni contraddittorie. Anche la prosa talvolta lo fa, come quella, suggestiva e dai molteplici e stratificati significati, del grande scrittore brasiliano Joao Guimaraes Rosa, che stabilisce l’universale doppiezza di ogni cosa…

Davvero? Sì e no. Vossignoria può essere d’accordo e può non esserlo. Tutto è e non è. Ogni più grave criminale feroce, quasi sempre è buon marito, buon figlio, buon padre, buon amico-dei-suoi-amici! Solo che hanno i dopo – e Dio, insieme. Ho visto molte nuvole.

Joao Guimaraes Rosa – "Grande Sertao"

A ulteriore rinforzo possiamo citare Catullo, il poeta romano che si segnala, nonostante gli oltre duemila anni trascorsi, per la sua grande modernità:

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.

Nescio, sed fieri sentio et excrucior

(Odio e amo. Forse chiederai come sia possibile;

non so, ma è proprio così, e mi tormento.)

Catullo – "Canti", traduzione di Salvatore Quasimodo

Catullo è consapevole che la sua disarmata constatazione (addirittura possono coesistere l’odio e il suo contrapposto, l’amore) fa riferimento a un groviglio di sentimenti che appare problematico e inspiegabile. Ma così è, inesorabilmente.

Ebbene, De André, Da Ponte, Petrolini, Guimaraes Rosa, infine Catullo, portano un magistrale attacco al secondo principio fondamentale della logica, il principio di non contraddizione: nulla può essere allo stesso tempo vero e falso.

Per il terzo principio, l’appuntamento è alla prossima puntata…

Giuliano Spirito