Reazioni del mondo accademico alle decisioni politiche in USA

Il mondo accademico di fronte alle scelte politiche in USA

Il mondo accademico americano (e non solo) è in allarme dopo il recente ordine esecutivo firmato dal presidente degli USA Donald Trump, che vieta o limita l'accesso al Paese a persone provenienti da sette Paesi. Gli accademici sottolineano gli effetti negativi del provvedimento sulla leadership americana in campo scientifico. Ma alcune voci vanno oltre gli interessi nazionali statunitensi, sottolineando che l'insegnamento e la ricerca scientifica per natura vogliono essere liberi e internazionali. 

Il 27 gennaio 2017 Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che sospende il sistema di ammissione dei rifugiati negli USA per 120 giorni, sospende a tempo indefinito il programma per rifugiati siriani e impedisce l'entrata negli USA a persone provenienti da Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

Mentre la situazione è ancora in evoluzione, dopo che un giudice federale ha bloccato il provvedimento e le agenzie federali hanno dichiarato che rispetteranno la decisione della corte, ripristinando i visti, le proteste continuano in varie città americane e online. 

Che cosa c'entra questo con la matematica e più in generale con la ricerca scientifica?

Gli accademici hanno preparato una petizione online, sottoscritta nel giro di una settimana da 20.000 accademici americani, tra cui 51 premi Nobel e 104 vincitori di altri importanti premi per la ricerca scientifica. I sottoscrittori sono preoccupati e si oppongono al provvedimento per tre motivi:

  • è discriminatorio: va nella direzione di implementare una schedatura razziale e religiosa;
  • va contro gli interessi degli Stati Uniti: danneggia significativamente la leadership americana nel campo dell'insegnamento universitario e della ricerca, limitando le collaborazioni con persone dei Paesi coinvolti;
  • impone restrizioni a membri della comunità accademica statunitense.

La petizione afferma che il provvedimento ha conseguenze che vanno ben oltre la sicurezza nazionale e che il trattamento immorale e discriminatorio di immigrati rispettosi delle leggi, lavoratori e ben integrati è contrario ai principi di base degli Stati Uniti.

Con una lettera indirizzata al presidente Trump 117 organizzazioni americane, che rappresentano un ampio spettro di società scientifiche, ingegneristiche ed educative esprimono profonda preoccupazione per l'impatto negativo del provvedimento sulla ricerca e l'innovazione. Tra le organizzazioni firmatarie si trova l'American Mathematical Society, la Mathematical Association of America, la Society for Industrial and Applied Mathematics e la Association for Women in Mathematics. La lettera afferma che il progresso scientifico dipende da apertura, trasparenza e libero movimento di idee e di persone, principi che hanno aiutato gli Stati Uniti ad attirare talenti internazionali, che hanno poi contribuito alla società e all'economia statunitense. Il provvedimento scoraggerà molti dei migliori studenti, accademici, ingegneri e scienziati internazionali dallo studiare, lavorare, partecipare a conferenze scientifiche e fondare nuove imprese negli Stati Uniti. Questo metterà a rischio la leadership del Paese in campo scientifico.

Scott Aaronson, informatico e divulgatore, professore ad Austin, Texas, nel suo blog esprime le stesse preoccupazioni, sottolineando che ci sono anche conseguenze immediate per le università, e non solo conseguenze a livello personale per i tanti studenti e accademici originari dei Paesi coinvolti, che vivono e lavorano negli Stati Uniti. La più immediata e pesante è forse il fatto che le università non possono accettare dottorandi provenienti dall'Iran, che è uno dei Paesi da cui provengono i migliori talenti. Per dare un'idea dei numeri in gioco, circa 3000 studenti iraniani hanno conseguito il dottorato negli USA nei tre anni appena trascorsi. Il processo di selezione dei dottorandi che inizieranno il loro percorso a settembre è in corso in questi mesi; se il bando verrà confermato ne potranno approfittare Canada e Australia, attirando gli studenti migliori.

In un'ottica più storica, Terence Tao, matematico australiano trasferitosi negli USA, vincitore della medaglia Fields nel 2006 e del premio Breakthrough 2014, scrive nel suo blog che la ricerca in matematica è un'attività non solo internazionale, ma trans-nazionale, cioè trascende il concetto stesso di stato-nazione: la nazionalità dei membri dei gruppi di ricerca non ha, o perlomeno non dovrebbe avere, alcuna importanza nel processo di avanzamento della conoscenza. Per esempio, nemmeno durante la Guerra Fredda ci fu un movimento dei matematici occidentali per boicottare i colleghi russi o i loro risultati. Sicuramente ci furono condizioni imposte dalla politica che portarono a situazioni di questo tipo: i matematici occidentali non avevano pieno accesso ai risultati dei russi e viceversa, perché gli scambi erano limitati, e a due matematici russi (Sergei Novikov nel 1970 e Gregory Margulis nel 1978) non venne dato il permesso di viaggiare per andare a ritirare la medaglia Fields che era stata loro assegnata. Ma la comunità dei matematici si sentiva estranea a questi provvedimenti, che ostacolavano la ricerca. Il carattere trans-nazionale della matematica è dimostrato anche dal fatto che il luogo e la cultura d'origine dei componenti base della matematica (la geometria nell'antica Grecia, l'algebra nel mondo islamico, le cifre decimali nella cultura indo-arabica) ha solo un interesse storico, ma non ha condizionato la loro accettazione globale.

Al di là delle preoccupazioni di natura economica o geopolitica, ci sono ragioni più profonde per opporsi al bando. Molti accademici ritengono che la scienza è, o perlomeno deve essere, per natura libera da condizionamenti quali nazionalità, religione, orientamento sessuale, opinioni politiche, ecc. Fino a poco tempo fa questo sembrava scontato, ma oggi molti accademici si sentono in dovere di dichiarare il loro supporto a questi principi di libertà accademica e di scambio libero. Circa 750 di loro hanno sottoscritto una dichiarazione online in cui affermano che gli eventi scientifici devono essere aperti a tutti, a prescindere da razza, sesso, religione, nazionalità, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, gravidanza, status di immigrazione, o qualsiasi altro aspetto dell'identità. Credono che tutti i partecipanti devono essere trattati con dignità e rispetto. Si impegnano perché gli eventi scientifici in cui parteciperanno seguano questi principi, richiedendo anche che gli organizzatori dichiarino chiaramente l'aderenza a questi prinicipi sulle pagine web degli eventi scientifici.

Ester Dalvit